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Caratteri generali III secolo
trascendenza divina tipica della cultura greca; e della decisa sottolineatura dell’unicità di Dio fatta dalla fede cristiana in contrapposizione al paganesimo. -> questi dati rendono problematico considerare ugualmente Dio sia il Figlio che lo Spirito.
Sorge l’eresia del Monarchianesimo modalista: Il Padre, il Figlio e lo Spirito non sono che tre “modi” economico-salvifici di presentarsi del medesimo Dio che resta in sé rigorosamente uno. Negata la distinzione tra Padre e Figlio -> il Padre non solo si è incarnato ma ha anche sofferto (patripassianesimo) e l’identificazione tra Figlio e Spirito porta alla cristologia pneumatica
Sorge sempre più forte la domanda sul “come si coniugano in Cristo la dimensione umana e quella divina”.
Tertulliano
Stabilisce una connessione fortissima tra la realtà dell’incarnazione e la nostra salvezza -> la realtà della carne è il fondamento della verità della morte e della Risurrezione nelle quali si realizza la nostra redenzione. In Dio c’è distinzione delle 3 persone pur senza separazione.
La generazione del Verbo è in stretta correlazione con la creazione del mondo. Il piano di salvezza si radica in Dio -> l’incarnazione del Verbo rappresenta un ritorno all’inizio resonecessario dal decadimento dell’umanità.
È una sola delle tre persone divine che ha ‘assunto la carne. È precisamente il Verbo. Emerge il mistero della complessità di Cristo, della presenza in Lui sia della dimensione umana che di quella divina, e la loro unità.
Tertulliano inizi8a ad affrontare temi fondamentali che caratterizzeranno la riflessione cristologica a seguire -> l’unica realtà di Cristo non esclude ma anzi implica una duplicità di componenti congiunti ma non confusi che fa riferimento all’unica persona del Verbo
Origene
La sua attenzione cristologica verte soprattutto sull’ambito soteriologico.
La sua cristologia pone molti problemi:
- Gesù è considerato Verbo generato dal Padre ma in qualche misura a Lui inferiore. Per molti studiosi, in Origene il Logos è essenzialmente l’essere intermedio che assicura il collegamento tra il Dio trascendente ed il mondo della creazione. In questa non assoluta trascendenza del Figlio che si può trovare la ragione della sua “incarnabilità”
- per l’influenza del pensiero greco per la quale la corporeità umana è conseguenza del peccato non concepisce l’incarnazione come un rapporto immediato tra Logos e carne ma mediato dall’anima di Cristo che è un’eccezione rispetto alle altre anime non avendo mai peccato, la sua anima ha preso carne per salvare le altre anime decadute (Gesù: Logos e anima unita al corpo)
- dal momento che la corporeità per Origene è legata al peccato Cristo partecipa al peccato del mondo raggiungendo il culmine del proprio abbassamento nella passione